Il colore dentale è sempre stato come potrete immaginare un argomento molto trattato in ambito odontoiatrico- odontotecnico e la letteratura scientifica storica ed attuale si esprime in termini che spaziano tra la fisica ottica e l’arte pittorica, dove la rifrazione della luce che attraversa il dente e la risposta che arriva al cervello di chi guarda sono influenzate da moltissimi fattori per lo più non controllabili. Quella che vedete  è l’ultima corona che ho cementato su un incisivo ( gennaio 2025 ), il dente più difficile. com’è? bello? brutto? somiglia? quello che ho capito in questi quasi 40 anni, e’ che la risposta è “DIPENDE” .

Scopo di questo articolo non è entrare nel merito tecnico-scientifico nella trattazione del colore ma di descrivere cosa succede tra voi ed il vostro dentista nel momento in cui il problema clinico è risolto e la fase restaurativa è alle sue battute finali .

piccoli restauri offrono un migliore mimetismo

per questo motivo i restauri parziali come faccette, otturazioni od intarsi, raramente deludono operatori e paziente sul tema del colore, a patto che sia stata rispettata adeguatamente l’anatomia delle forme e che il colore ed il volume della gengiva circostante non differisca dal colore rosa che circonda i denti adiacenti.

All’opposto godiamo della stessa serenità quando restauriamo settori estesi, condizione dove anche un materiale poco stratificato e dalle proprietà ottiche non esaltanti ma selezionato dal dentista per dei vantaggi meccanici quali la resistenza ,

od un vantaggio produttivo ci regala un ottimo risultato .

E’ il caso dello zirconio monolitico ( foto ) scarse doti in termini di trasparenza del suo pressochè inesistente strato di smalto ed una bellezza intrinseca che però paradossalmente non ha nulla a che vedere con il dente naturale . Molti vantaggi e buona anatomia ma certamente pessimo mimetismo se intercalato in un contesto di elementi limitrofi naturali.

E’ evidente che per tentare di imitare in protesi la natura circostante non può che essere messa in campo la vecchia scuola artigianale di noi umani che ci misuriamo nell’iperrealismo artistico stratificando dalla profondità alla superficie materiali ceramici che non hanno niente a che vedere con il dente naturale e che si comporteranno nei confronti dell’occhio dell’ osservatore in modo diverso dai tessuti del dente naturale e lo faranno in modo diverso in base alla luce ambientale nel momento in cui lo si osserva.

Dal 2022 ho introdotto nella mia routine uno strumento di supporto per l’analisi e la ricerca del colore: lo spettrofotometro, uno strumento utilizzato per misurare l’intensità della luce assorbita. In campo dentale la luce di ritorno è stata codificata e fa parte della nostra scala colori da comunicare al laboratorio. 

La scansione prende come riferimento il dente suddiviso in tre settori, colletto, medio ed incisale e lo strumento codifica il colore relativo. In base al materiale scelto e  prescritto il laboratorio provvederà a modellare ( cad ) e stampare ( cam ) la base di lavoro  da blocchetto industriale corrispondente e successivamente stratificare colori e masse corrispondenti a ciò che stiamo cercando di emulare, il contesto della bocca del paziente. 

blocchetti in zirconio per stampa 3d
è evidente che......
il compito affidato al laboratorio è a volte difficile

Le variabili in gioco sono molte ed una di queste è la sensibilità del paziente ad allineare le proprie aspettative a quello che lo stato dell’arte può proporre . Noi Dentisti abbiamo degli strumenti straordinari e lo stesso desiderio, se non di più di vincere anche  la scommessa del colore, oltre ad aver eseguito correttamente  quella della cura. 

…articolo in continua scrittura…segui gli aggiornamenti..

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